Da un po’ di tempo viene portata ad esempio di dissipazione delle risorse una ricerca finanziata con 55mila euro dedicata ad un “Approccio disciplinare alla conservazione dell’asino dell’Amiata” (finanziamento PRIN 2004). Ne ha parlato tempo fa l’Espresso ed è nuovamente menzionata in questi giorni (insieme ad altri esempi) in una sorta di “velina” che è apparsa su più giornali, di destra, di centro e di sinistra; infine lo hanno citato come esempio negativo l’on. Castelli nell’ultima puntata di “Annozero” (del 2 dicembre 2010) – e la stessa sera anche Vespa in “Porta a Porta” – dicendo che proprio eliminando questi sprechi si possono recuperare risorse per l’università.
Ma cosa avrà fatto mai questo povero ciuco per meritare tanta denigrazione? Perché è uno spreco riversare 55mila euro (che per una ricerca scientifica sono poco più che nulla) sul groppone di questo simpatico asinello? Eppure sarebbe bastato ai molti nostri somari del Parlamento (ciascuno dei quali al contribuente costa assai di più di quanto costa la ricerca sul somaro reale) fare una piccola ricerca su internet per capire che l’asino dell’Amiata è una particolare razza pregiata di asini, originaria della Toscana, che ha ben precisi caratteri zoologici e tipologici, catalogato nel registro anagrafico delle razze asinine, allevato da ben 20 centri specializzati in Italia, al quale viene dedicato da alcuni anni una importante rassegna che si tiene ad Ardesio l’ultima domenica di gennaio; e così via.
Sempre su internet si trova anche la lettera scritta il 31 ottobre 2008 dal coordinatore scientifico della ricerca incriminata prof. Francesco Camillo (direttore del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Pisa) ai ministri Brunetta e Rotondi che nelle trasmissioni “Porta e Porta” e “Ballarò” avevano al solito fatto ironia su di essa. Ed oggi si ripetono le stesse cose, forse perché non si posseggono argomenti migliori. In questa lettera si mette in luce «l’interesse che riveste questa razza, insieme a tutti gli altri genotipi asinini italiani dichiarati a rischio di estinzione, in generale, nel campo della salvaguardia e conservazione della biodiversità animale, ed in particolare, nella valorizzazione della variabilità genetica delle popolazioni autoctone, con precise e puntuali ricadute sul territorio» [leggi la lettera]; e viene citata a supporto un’amplia bibliografia scientifica, pubblicata anche su riviste internazionali, che è il risultato della ricerca.
Ma a sgomentare è lo spirito di questi interventi, il senso che sotto di essi è celato, il modello di cultura che si ha. Se è infatti uno spreco spendere 55mila euro sull’asino dell’Amiata (assai meno di una delle tante consulenze inutili attribuite a famigli e amici di onorevoli, deputati, assessori e quant’altro), perché si dovrebbero spendere somme comparabili, o molto maggiori, che so’, per ricerche sui molluschi dell’Adriatico o sulle farfalle dell’Amazzonia? E perché finanziare professori che fanno ricerche sulle rime del Boiardo e sulle epistole di un poco noto filosofo del medioevo? Forse si possono imbottire i panini con simili ricerche? E di questo passo, a che vale fare ricerche nel campo delle scienze umane, in letteratura, in assirologia, o mandare i nostri ricercatori a Creta a fare scavi per portare a casa qualche moneta rosicchiata dal tempo?
Per i somari del nostro Parlamento e per i tanti ciuchi che ne ripetono le sciocchezze sui mass media sarebbe bastato dare uno sguardo a come è organizzata la ricerca in Italia (e nel mondo) per capire che nell’ambito della spartizione della torta dei finanziamenti, un tot finisce per toccare anche ai settori della zoologia (altre che a quelli della filosofia, della letteratura greca ecc.), scienza che si occupa di tigri del bengala, di polli e di gatti, oltre che di asini dell’Amiata. Certo non si occupa degli asini del Parlamento. E forse sarebbe il caso di investire un po’ di denaro in qualche ricerca su “un approccio multidisciplinare per ridurre il tasso di asineria del parlamento italiano”. Questo sí che sarebbe un investimento assai più produttivo.
giovedì 2 dicembre 2010
Asini dell’Amiata e somari del Parlamento
Asino dell’Amiata