L’indice KEI (Knowledge Economy Index) che si ricava dagli indicatori predisposto dalla Banca Mondiale (vedi quadro 3.1) permette di ottenere la classifica dei 146 Stati da essa esaminati. In essa l’Italia occupa il 30° posto (vedi figura 18, che abbiamo limitato ai primi 35 classificati) col punteggio di 7,79 (il massimo è 10). Non solo l’Italia è superata dai suoi immediati concorrenti ed ovviamente da tutti i paesi dell’UE con i quali essa si pone di solito a confronto, ma anche da nazioni come l’Estonia, l’Islanda, la Spagna, la Slovenia, l’Ungheria e la repubblica Ceca. Essa inoltre ha un indice al di sotto di quello dell’Europa occidentale, del G7 e dei paesi ad alto reddito (“high income”, ovvero i paesi che hanno entrate nazionali lorde – “Gross National Income”, GNI – superiori a 11.906 $, che sono in tutto 45 stati nel mondo). Inoltre l’Italia ha perso ben 5 posti rispetto al 2000 e 6 rispetto al 1995. Le cose vanno un po’ meglio con l’indice KI (Knowledge Index) (vedi figura 18a)
che non include gli indicatori più propriamente economici (quelli che fanno parte del primo “pillar”, ovvero dell’Economic incentive and institutional regime). In questo caso si può constatare che l’Italia occupa il 23° posto, il medesimo del 2000 ma guadagnando tre posizioni rispetto al 1995, pur perdendone due rispetto all’anno precedente (il 2008). Continua tuttavia a rimanere al di sotto degli indici dell’Europa Occidentale, del G7 e dei paesi ad alto reddito. La posizione dell’Italia rispetto al panorama europeo è efficacemente illustrata dalla figura 19, nella quale si vede che essa si colloca sullo stesso piano del Portogallo, della Grecia e di gran parte dei paesi ex socialisti, ben distanziata dagli altri Stati dell’UE, contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettati data la sua appartenenza al G7.
3.2 - Il posto dell’Italia nell’Indice della conoscenza della Banca Mondiale
Quadro 3 - L’arretramento in innovazione e ricerca dell’Italia