L’Italia che affonda

La Banca Mondiale ha creato la più vasta banca dati di indicatori confrontabili a livello internazionale, che riguardano le principali variabili economiche e sociali rilevanti per la valutazione della società della conoscenza. È il progetto Knowledge Assessment Methodology (KAM), che raccoglie dati per 146 paesi servendosi di 109 variabili qualitative e strutturali (nel 2009), messe a disposizione mediante uno strumento interattivo che permette all’utente di selezionare e aggregare in molteplici modi i dati disponibili. Le variabili sono scelte in modo da rappresentare gli ipotizzati quattro pilastri fondamentali dell’economia della conoscenza, che permettono di avere una valutazione circa la competitività dei sistemi nazionali. Questi “pillars” sono: (1) un sistema di incentivi economici e un assetto istituzionale (Economic incentive and institutional regime), in grado di fornire buone politiche economiche e istituzioni funzionanti in modo da permettere una efficiente utilizzazione delle risorse e da incentivare la creatività, l’uso e la disseminazione della conoscenza esistente e in formazione; (2) un efficace sistema innovativo formato da aziende, centri di ricerca, università e altre organizzazioni in grado di contribuire alla crescita della conoscenza globale, alla sua assimilazione e al suo adattamento ai bisogni locali (Innovation); (3) il livello di istruzione della popolazione che permetta di avere a disposizione lavoratori istruiti e forniti di alte competenze, in grado di ben utilizzare, condividere e creare conoscenza (Education); (4) una moderna e adeguata infrastruttura informativa, basata sulla diffusione di tecnologie della comunicazione, in modo da facilitare una efficace creazione, disseminazione ed elaborazione dell’informazione (ICT – Innovation and Communication Technology).

Ciascuno di questi quattro pilastri a sua volta include tre ambiti che sono composti di un sottoinsieme dei 109 indicatori ritenuti significativi per la valutazione di due tipi di indici (vedi figura 17):

• Il Knowledge Economy Index (KEI), che ha lo scopo di misurare la capacità dei vari paesi di competere all’interno della moderna economia della conoscenza. Tra gli indicatori che entrano a far parte del KEI, e che per quanto riguarda l’Italia vedremo saranno più significativi, vi sono: (1) le barriere tariffarie e normative, che misurano il grado di libertà economica; (2) la qualità regolamentativa, che misura la incidenza delle politiche «non favorevoli al mercato, come il controllo dei prezzi, una inadeguata supervisione bancaria, come anche la percezione dei gravami eccessivi imposti in aree come il commercio estero e lo sviluppo imprenditoriale»; 3) Il dominio della legge che «misura il grado di fiducia e di accettazione degli operatori delle regole che governano la società. Queste includono la percezione e l’incidenza sia del crimine violento che non violento, la efficacia e la certezza della legge e il rispetto dei contratti».

• Il Knowledge Index (KI) che «misura la capacità di un paese a generare, adottare e diffondere conoscenza. Esso è un indicatore del complessivo potenziale di conoscenza in un dato paese»; esso prescinde, quindi, da quelli che possono essere gli ostacoli e le facilitazioni provenienti da fattori politico-istituzionali. Di esso non fanno parte gli indicatori specifici del KEI prima indicati.
































 

3.1 - L’indice dell’economia della conoscenza della Banca Mondiale

Quadro 3 - L’arretramento in innovazione e ricerca dell’Italia

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