L’Italia che affonda
Ciascuno di questi quattro pilastri a sua volta include tre ambiti che sono composti di un sottoinsieme dei 109 indicatori ritenuti significativi per la valutazione di due tipi di indici (vedi figura 17):
• Il Knowledge Economy Index (KEI), che ha lo scopo di misurare la capacità dei vari paesi di competere all’interno della moderna economia della conoscenza. Tra gli indicatori che entrano a far parte del KEI, e che per quanto riguarda l’Italia vedremo saranno più significativi, vi sono: (1) le barriere tariffarie e normative, che misurano il grado di libertà economica; (2) la qualità regolamentativa, che misura la incidenza delle politiche «non favorevoli al mercato, come il controllo dei prezzi, una inadeguata supervisione bancaria, come anche la percezione dei gravami eccessivi imposti in aree come il commercio estero e lo sviluppo imprenditoriale»; 3) Il dominio della legge che «misura il grado di fiducia e di accettazione degli operatori delle regole che governano la società. Queste includono la percezione e l’incidenza sia del crimine violento che non violento, la efficacia e la certezza della legge e il rispetto dei contratti».
• Il Knowledge Index (KI) che «misura la capacità di un paese a generare, adottare e diffondere conoscenza. Esso è un indicatore del complessivo potenziale di conoscenza in un dato paese»; esso prescinde, quindi, da quelli che possono essere gli ostacoli e le facilitazioni provenienti da fattori politico-istituzionali. Di esso non fanno parte gli indicatori specifici del KEI prima indicati.
3.1 - L’indice dell’economia della conoscenza della Banca Mondiale
Quadro 3 - L’arretramento in innovazione e ricerca dell’Italia
Quadro precedente
Quadro successivo
Note e osservazioni