L’Italia che affonda

4.6 - La spesa per l’istruzione secondaria in Italia: chiari e scuri


Nella secondaria superiore l’Italia (con $ 8.004) scende al di sotto della media Oecd, peggiorando la sua performance rispetto al 2006, quando era leggermente al di sopra della media; essa spende meno anche rispetto alla media EU19 ($ 8.346) (vedi figura 57).
Tuttavia il lieve scarto in meno non è da solo sufficiente a giustificare la peggiore performance risultante dai test internazionali (specie nel PISA), che deve essere attribuita soprattutto ad una cattiva organizzazione dell’insegnamento e alle riforme (o mancate riforme) che hanno caratterizzato
l’istruzione secondaria superiore italiana degli ultimi decenni. Senza dubbio questo è un punto su cui bisogna seriamente riflettere e pare che almeno per alcuni aspetti i provvedimenti assunti negli ultimi anni dal ministro Gelmini vadano nella giusta direzione. Essi paiono avere l’intenzione di riportare la scuola al suo compito fondamentale e ad una maggiore serietà negli studi, abbandonando le sperimentazioni passate, spesso risoltesi nella proliferazione di progetti dal dubbio valore educativo (PON, POR, piani d’Istituto e così via) che hanno distratto sia la dirigenza scolastica (ormai assai più interessata al compenso derivante da ogni progetto approvato - che in certi casi permette addirittura il raddoppio dello stipendio - che all’efficiente andamento educativo e scolastico dell’istituto), sia gli insegnanti dai loro compiti principali: fornire una educazione di alto livello e di carattere disciplinare. Organizzare dei progetti sulla cultura islamica o sulle danze afro-asiatiche; fare viaggi di “istruzione” in luoghi esotici; studiare la storia del proprio quartiere cittadino o dei Celti padani, può dare indubbi stimoli all’apertura culturale, ma può anche tradursi nella analfabetizzazione generalizzata sulle nozioni di base di carattere storico, letterario e scientifico (il famoso “nozionismo”, che certo non è cultura ma la sua condizione, direi trascendentale).

La performance dell’Italia è invece perfettamente in linea con la media Oecd e dell’EU19 se si considera la spesa  in relazione al Pil (vedi figura 59), anche inferiore a quella dei paesi europei più evoluti.


 

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Note e osservazioni


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