L’Italia che affonda

I risultati ottenuti della metodologia KAM della World Bank (vedi quadro 3.1) sono sostanzialmente confermati da altri indici frutto di ricerche degne di menzione per l’autorevolezza degli organismi internazionali che le hanno promosse.

Menzioniamo innanzi tutto la ricerca diretta da Augusto López-Claros per conto dell’European Business School. Essa ha elaborato l’Innovation Capacity Index (ICI) ottenuto sulla base di 61 variabili inquadrati in 5 “pillars” (contesto istituzionale, capitale umano, istruzione e inclusione sociale, quadro legale e regolamentativo, ricerca e sviluppo, utilizzo dell’ICT), a loro volta divisi in settori (vedi figura 20). Ebbene l’Italia era collocata nel 2009 al 30° posto nel ranking complessivo dell’ICI, il medesimo ottenuto nel KEI; e nel 2010 è accreditata al 36° posto. E questo non stupisce visto che molte delle variabili prese in considerazione sono le medesime di quelle della World Bank, per cui possiamo affermare che v’è una sostanziale convergenza tra i valori ottenuti nel KEI e nel KI e quelli calcolati dagli autori che hanno elaborato l’ICI.

Una seconda importante indagine è stata condotta dall’INSEAD (Institut Européen d'Administration des Affaires) con la collaborazione - nel 2011 - della Confederation of Indian Industries (CII), Alcatel-Lucent, Booz & Company, e World Intellectual Property Organization. Il rapporto che ne è risultato elabora il Global Innovation Index (GII), che nel 2011 è alla sua quarta edizione; esso mira a valutare il progresso nella capacità innovativa mettendo in luce gli ostacoli che impediscono a governi, aziende e individui di trarre pienamente profitto dell’innovazione. Questo indice (che prende in considerazione 80 variabili per 125 Stati, che assommano al 98% del PIL e al 93,2% della popolazione mondiale) si caratterizza per il fatto di distinguere tra Innovation Output e Innovation Input o attivatori (enablers) di innovazione; col primo tipo di risultati si mettono in luce le evidenze che testimoniano i frutti dell’innovazione all’interno di un’economia (come i prodotti e le applicazioni della conoscenza scientifica e l’export in prodotti innovativi); con gli enablers o attivatori d’innovazione si definiscono quegli aspetti del contesto socioeconomico che sono efficaci nello stimolare l’innovazione all’interno di un’economia. Anche nel caso del GII L’Italia occupa il 35° posto, migliorando il proprio posizionamento di 3 posizioni rispetto all’anno precedente ma peggiorando di 4 rispetto 2009 e di 11 rispetto alla prima edizione del 2007. E’ da notare il lieve miglioramento dell’Italia rispetto al 2009 la pone comunque al penultimo posto nell’EU, prima solo della Grecia (63ª) e dopo Spagna (32ª) e Portogallo (35ª).

 

3.3 - Il posto dell’Italia nell’Innnovation Capacity Index

Quadro 3 - L’arretramento in innovazione e ricerca dell’Italia

Quadro precedente

Quadro_3.4.html

Quadro successivo

HOMEHome.html

Note e osservazioni


  1. Punti elenco Dati e figure dell’Innovation Capacity Index sono tratti da A: López-Claros, Y.N. Mata, “The Innovation Capacity Index: Factors, Policies, and Institutions Driving Country Innovation”, in Id. (eds.), The Innovation for Development Report 2009-2010. New York: Palgrave Macmillan; e “Policies and Institutions Underpinning Country Innovation: Results from the Innovation Capacity Index”, in Id. (eds.), The Innovation for Development Report 2010-2011. New York: Palgrave Macmillan.


  1. Punti elenco Il Global Innovation Index è pubblicato dalla INSEAD, Global Innovation Index 2011, a cura di Soumitra Dutto ed è scaricabile on line dal sito della INSEAD.

Quadro_3.2.html