L’Italia che affonda

3.24.5 - Gli investimenti in conoscenza nei paesi dell’Oecd e in Italia


Ha sostenuto giustamente Ignazio Visco che «investire in istruzione, capitale umano, conoscenza costituisce oggi un fattore essenziale di crescita della produttività e dell’economia […] Resta il fatto, però, che in Italia vi è un grave ritardo, un ritardo da colmare fattivamente e rapidamente, e con sforzi pubblici e privati» (Visco, Investire in conoscenza, cit., p. 123]. Quando si parla di investimento in conoscenza ovviamente non ci si riferisce solamente ai finanziamenti dediti alla R&S di base ed applicata, ma anche a tutte «le spese correnti, come quelle per l’educazione e R&S, come gli investimenti di capitale, ad esempio per acquisto di software e costruzione di edifici scolastici». Se intesa in questa accezione più larga (cioè come indicatore sintetico delle spese in R&S, in educazione secondaria superiore e universitaria e in software), possiamo vedere che anche in tal caso l’Italia, con il suo 2,4%, non ha una performance da invidiare, in quanto largamente al di sotto del 4,9% della media OECD, per non parlare degli altri paesi (vedi figura 52).

 

Quadro 3 - L’arretramento in innovazione e ricerca dell’Italia

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Note e osservazioni