L’Italia che affonda

3.24.3 - La crescita della Cina in ricerca e sviluppo


In particolare negli ultimi anni è stata impressionante la crescita della Cina nel campo della produzione scientifica, che è la base del recente suo posizionamento come seconda potenza industriale del mondo, tra la preoccupazione degli occidentali: la crescita del numero di pubblicazioni scientifiche cinesi dal 1998 al 2008 è stato a dir poco impressionante (vedi figura 51).
E ciò è del resto comprensibile, in quanto sin dal 1980 la Cina ha formulato una serie di programmi nazionali miranti ad incrementare la competitività scientifica del paese, investendo sia nelle istituzioni di alta formazione (che attualmente sono frequentate da 25 ml di studenti, crescendo di 5 volte in soli 9 anni), sia inviando i propri giovani a conseguire il PhD negli Stati Uniti, ma non per consegnare i migliori ingegni a questi, piuttosto per poi farli tornare in patria e sfruttarne le competenze per il processo di innovazione e crescita del paese. Non solo, ma la Cina ha fatto proprio quanto sconsigliato dai severi custodi del verbo neoliberista: ha investito sempre di più in R&S rispetto ai valori molto bassi conosciuti ai tempi in cui è stata inaugurata le riforma economica del 1978, raggiungendo attualmente circa l’1,7% del PIL; esso nel decennio dal 1995 al 2005 ha avuto una crescita impressionante di circa il 18% annuo, tasso molto più elevato di quello degli altri paesi dell’OECD. Ciò ha permesso alla Cina di divenire, per spesa complessiva in valore assoluto in R&S, il terzo paese al mondo dopo Stati Uniti e Giappone, essendo ormai prossima al superamento di quest’ultimo anche in questo settore (v. quadro 3.24).

La Chinese Academy of Science (CAS)
– il maggior ente di ricerca nel campo delle scienze naturali di base e applicate - ha annunciato nel febbraio del 2011 un piano di investimenti in 7 aree chiave che coinvolgerà più di 5000 ricercatori. Inoltre negli ultimi 12 anni la spesa della CAS è cresciuta di sette volte arrivando a circa 3 miliardi di euro (Jane Qiu, “China sets 2020 vision of science”, Nature News). Il tasso di crescita annuo delle spese in R&D della CAS è di solito a due cifre: ponendo il 1997=100, nel 2009 si è arrivati al numero indice di 808,7, ovvero una crescita di circa sette volte in dieci anni (CAS, 2010 Annual Report, pp. 8-9 - scaricabile dalla rete). Nel complesso il budget del National Science Foundation of China (che insieme alla CAS è uno dei principali finanziatori della ricerca cinese, con particolare riguardo per quella di base) è aumentato nell’ultimo anno del 70% (v. figura 51a). Come si vede dalla figura 51b, l’incremento della spesa per ricerca e sviluppo in Cina è rapidamente cresciuta nell’ultimo decennio. Secondola diagnosi di R&D Magazine,  «la Cina continua a dominare la crescita degli investimenti in R&S rispetto a tutti gli altri paesi, ivi inclusi molti dell’Asia. La sua crescita a doppia cifra degli investimenti in R&S segue la sua crescita economica. Vi sono scarse aspettative che questo alto tasso di crescita abbia a rallentare nel prossimo futuro e alcuni suggeriscono che esso possa in realtà accelerare» (2011 Global R&D Funding Forecast, December 2010, p. 34).

Con questi ritmi di crescita la Royal Society (Knowledge, networks and nations. Global scientific collaboration in the 21st century, febbraio 2011, p. 43) ha previsto che la Cina sorpasserà gli Stati Uniti nel 2013, producendo più pubblicazioni scientifiche e divenendo pertanto la prima potenza scientifica nel mondo. Dietro verrebbero nell’ordine Regno Unito, Germania, Corea del Sud, India, Francia, Giappone e Brasile, mentre L’Italia nella classifica neppure compare.

 

Quadro 3 - L’arretramento in innovazione e ricerca dell’Italia

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Note e osservazioni