L’Italia che affonda

3.10 - Il deficit di legalità e il peso della corruzione


Come abbiamo visto legalità e corruzione sono due dei principali fattori che gravano sulla capacità
innovativa e sullo sviluppo economico italiano. Una loro misura comparativa ci viene data dallo “Indice di percezione della corruzione” (CPI – Corruption Perception Index) che da 14 anni classifica tutti i paesi del mondo (nel 2010 sono 178) in base a come gli uomini d’affari e gli analisti percepiscono la corruzione diffusa tra i funzionari pubblici e i politici e traendo i dati da 11 istituzioni di ricerca indipendenti. Benché sia necessaria cautela per i ranking che, come questo, si basano non su dati oggettivi, ma sulle opinioni e la “percezione” che di un dato fenomeno ha un gruppo selezionato di esperti o analisti, tuttavia è da notare che le oscillazioni maggiori concernono i paesi emergenti o in via di sviluppo. In questa speciale classifica l’Italia occupa nel 2010 occupa il 67° posto (il 63° nel 2009) e il 24° tra tutti i paesi dell’EU27 (vedi figura 29). Ma è da notare il “progresso” conosciuto dall’Italia in questo campo; infatti nel 2008 occupava nel mondo il 55° posto con un indice di 5,3; nel 2003 aveva il 35° posto con un indice di 5,3 e nel 2001 aveva il 29° posto (vedi questa marcia travolgente nella figura 30); insomma in 10 anni è stata capace di peggiorare di ben 29 posti nel ranking mondiale ed è attualmente preceduta non solo da quasi tutti i paesi più industrializzati, ma anche da paesi come Barbados, Cile, Uruguay, Qatar, Repubblica Dominicana, Emirati Arabi Uniti, Botswana, Puerto Rico, Corea del Sud, Isole Mauritius, Oman, Bahrain, Giordania, Malesia, Namibia, Cuba, Ghana e Ruanda. Ci possiamo consolare con la constatazione che gran parte dei paesi del Mediterraneo non europeo (come Tunisia, Marocco, Algeria, Egitto ecc.) stanno peggio di noi: in fondo i nostri politici (specie quelli meridionali) non parlano della nostra “vocazione mediterranea”? Un dato di sintesi più completo che fornisce una valutazione della governance e della corruzione di 104 paesi utilizzando più di 300 indicatori (e tra questi anche il CPI), giudicandone in positivo la “salute”, è quello fornito dal Global Integrity Report (GIR). In esso l’Italia è posto tra i paesi con una “salute” moderata, in cui i punti di debolezza (“very weak”) sono rappresentati dal finanziamento della politica (in particolare rispetto alla possibilità di accedere alle informazioni sui fondi di finanziamento dei singoli candidati), dalla affidabilità e responsabilità giudiziaria, alla esistenza di meccanismi con cui i funzionari statali possono denunziare gli episodi di corruzione senza temere conseguenze negative (Whistle-blowing Measures). Il giudizio complessivo che si fornisce dell’Italia è del resto chiaro: «L’Italia continua a restare alla retroguardia delle altre nazioni occidentali in termini della sua regolamentazione del finanziamento della politica, dei meccanismi di affidabilità e responsabilità giudiziaria (judicial accountability) e della protezione per chi denunzia irregolarità, reati o episodi corruttivi (whistle-blowing protection). Mentre il primo ministro e il ministro per la giustizia hanno entrambi riconosciuto la necessità di riforme giudiziarie, le loro proposte sino ad oggi sono stata animate alla volontà di ridurre il potere di indagine e di aumentare la dipendenza del potere giudiziario dal potere esecutivo, piuttosto che risolvere i problemi connessi al conflitto di interessi. Il basso punteggio dell’Italia nella protezione whistle-blower è un riflesso della doppia faccia della corruzione in Italia, dove le protezioni whistle-blower esistono, ma un fitto network di potere tiene spesso celati tangenti e clientelismi allo sguardo della pubblica opinione. In aggiunta, l’evasione fiscale rimane una seria preoccupazione dell’Italia».



 

Quadro 3 - L’arretramento in innovazione e ricerca dell’Italia

Quadro precedente

Quadro_3.10.1.html

Quadro successivo

HOMEHome.html
Quadro_3.9.html

Note e osservazioni