L’Italia che affonda

Come sappiamo, la globalizzazione ha fatto entrare nel mercato mondiale nuovi competitori in grado di immettere prodotti a buon mercato, specie nel campo della bassa e media tecnologia
, e di offrire condizioni di produzione estremamente più vantaggiose, con una manodopera meno costosa e vincoli sindacali praticamente inesistenti, così incoraggiando il fenomeno della delocalizzazione e dell’outsourcing. Ciò ha fatto sì che l’Italia abbia perso progressivamente quote di mercato nel commercio internazionale, molto più velocemente di quanto è avvenuto per il resto dell’Europa; e ciò è più evidente nei settori ad alta intensità tecnologica (il cosiddetto high-tech), come si è già visto nel quadro 1.3 (dove l’Italia non compare tra i primi 15 esportatori di alta tecnologia) e come chiaramente risulta dalla figura 16a, dalla quale risulta che la sua percentuale di esportazione di tecnologia sul totale del valore dei prodotti esportati è peggiorata nel 2006 rispetto al 2001, con un rendimento complessivo che la colloca agli ultimi posti dell’EU27. Il dato è particolarmente grave quando si consideri che l’alta tecnologia rappresenta proprio il settore produttivo che consente il più alto valore aggiunto (che è stato calcolato superiore al 20-30% rispetto alle produzione a bassa e media tecnologia)7, che si traduce in maggiore ricchezza distribuibile alla società nel suo complesso.
































 

2.7 - Diminuisce la quota di export di prodotti ad alta tecnologia

Quadro 2 - L’arretramento economico dell’Italia

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Note e osservazioni


Su questo tema vedi in generale S. Ferrari, “Le ragioni del declino”, in L’Italia oltre il declino. Ricerca scientifica e competitività economica, a cura di P. Greco e S. Termini (Roma: Franco Muzzio Editore 2007) e il rapporto dell’ENEA-CESPRI, L’Italia nella competizione tecnologica internazionale. Quinto Rapporto. Sintesi e scenari generali (Roma, giugno 2006) (al quale ha collaborato, insieme a molti altri, anche Ferrari), che però si ferma a dati che in genere arrivano sino al 2004, pur rimanendo valida l’analisi complessiva fatta della situazione italiana nel campo della competizione tecnologica internazionale, in quanto i dati successivi non fanno che confermarne (ed anzi accentuarne) la diagnosi critica.

Quadro_2.6.html