L’Italia che affonda

L’arretramento complessivo dell’Italia - evidente dal semplice dato del PIL pro capite (vedi i quadri precedenti) - è evidenziato anche da altre circostanze di carattere più particolare, ma anche estremamente significative. Innanzi tutto vi sono in Italia meno persone che lavorano, non perché siano fannulloni (come a qualche ministro piacerebbe credere), ma perché hanno minori occasioni di lavoro: secondo gli ultimi dati Eurostat disponibili, il tasso di impiego delle persone in età di lavoro (da 15 a 64 anni) nell’area dell’euro era nel 2009 del 64,8%, mentre in Italia era del 57,5%, ben 7,3 punti in meno. E il distacco aumenta se si prendono in considerazione gli Stati Uniti (con il 67,6%) e gli altri maggiori paesi industrializzati. L’Italia precede solo la Croazia, l’Ungheria, Malta e la Turchia. Nel 1993 il distacco dall’area dell’euro era di 5,9 punti percentuali, nel 1994 di 6,4, nel 1995 di 7; e così via peggiorando sino a raggiungere i valori attuali. Questo dato mette nella giusta luce quello del tasso di disoccupazione, che con il suo 8,9% nel 2010, risulta inferiore quello della zona euro: si ha poca disoccupazione perché gli occupati sono pochi. Il tasso di disoccupazione è basso per il fatto che molti il lavoro hanno smesso di cercarlo, scoraggiati dal fatto che esso non si trova.

Siamo anche meno produttivi degli altri, ovvero ciascuno lavoratore italiano produce meno ricchezza dei suoi colleghi dell’EU15, con un trend che ha visto aumentare l’efficienza di questi ultimi e peggiorare quella italiana; e siamo anche sempre meno efficienti, ovvero la crescita della nostra produttività negli ultimi quindici anni ha avuto una velocità minore a quella del resto d’Europa e dell’area dell’euro. Nel periodo 1995-2000 abbiamo avuto una crescita della produttività che ci pone agli ultimi posti; l’ultimo posto lo conquistiamo invece nel periodo 2001-2008, andando (unico paese nell’OECD) sottozero con un -0,04% (vedi figura 14).

































2.4 - Disoccupazione e minore produttività del lavoro

Quadro 2 - L’arretramento economico dell’Italia

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Note e osservazioni


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