L’Italia che affonda

Le nuove dimensioni dell’economia e l’importanza della conoscenza per l’innovazione hanno portato nel 2000 a Lisbona il Consiglio Europeo a fissare per l’UE l’obiettivo di diventare entro il 2010 «l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale». Per conseguire tale scopo si reputava necessario mettere in atto una strategia che puntasse sulla conoscenza e mirasse a
migliorare le politiche in materia di società dell’informazione e di Ricerca e Sviluppo (R&S), in modo da incrementare la competitività e l’innovazione del sistema economico e da migliorare il modello sociale europeo con l’investire sulle persone, al tempo stesso riducendo l’esclusione sociale.

Le preoccupazioni che sono all’origine della Strategia di Lisbona e delle innumerevoli raccomandazioni sull’importanza di Ricerca e Sviluppo (R&S) per l’avanzamento economico e sociale trovano riscontro nei dati reali concernenti lo sviluppo dell’economia europea dell’ultimo decennio, specie in quei campi ad “alta intensità di conoscenza” tipici della società contemporanea; ovvero nel campo dell’alta tecnologia, che trae alimento dalla ricerca scientifica e dagli investimenti effettuati a tale scopo.

Come risulta evidente dalla figura 1, è consistente il distacco dell’EU27 nella spesa in R&S dagli Stati Uniti, dal Giappone e dalla media dell’OECD.

Inoltre a preoccupare non è tanto il progresso lento degli investimenti in termini reali che pur c’è stato negli anni che vanno dal 1995 al 2008 e che è di circa il 50%, ma il divario crescente rispetto al resto del mondo. Infatti – come viene riportato nell’Innovation Union Competitiveness Report 2011 della Commissione europea – «Nello stesso periodo, gli investimenti nella ricerca negli Stati Uniti sono aumentati del 60% complessivamente e in termini reali, mentre i quattro paesi a maggiore intensità di conoscenze dell’Asia (Giappone, Corea del Sud, Singapore e Taiwan) hanno registrato un aumento del 75%, i paesi BRIS (Brasile, Russia, India e Sudafrica) del 145%, la Cina dell’855% e il resto del mondo di poco meno del 100%. Ne deriva che una quota sempre maggiore di attività di R&S nel mondo avviene fuori dell’Europa. Nel 2008 meno di un quarto (24%) del totale della spesa di R&S mondiale ha interessato l’UE, contro il 29% nel 1995. Sulla base delle tendenze attuali, la Cina potrà superare l’UE entro il 2014 in termini di volume di spesa per R&S» (p. 3).

Tale ritardo è dovuto - sempre secondo il Report citato - a due motivi di fondo: la minore rilevanza economica delle imprese ad alta tecnologia e la minore intensità di ricerca in questo tipi di imprese. La conseguenza è che «i tassi medi di crescita annuale dell’intensità di R&S delle imprese in Giappone e in Corea del Sud sono molto più elevati che nell’UE. Anche le imprese cinesi stanno acquisendo una sempre maggiore intensità di R&S, di modo che dal 2000 a questa parte l’intensità di R&S in Cina cresce a un ritmo 30 volte superiore a quello registrato in Europa e ha raggiunto un livello dell’1,12% nel 2008» (ib.).

 

Quadro 1 - Il contesto europeo e mondiale

1.1 - La spesa in Ricerca e sviluppo in Europa

Home.html

Quadro precedente

Quadro_1.2.html

Quadro successivo

HOMEHome.html

Note e osservazioni


  1. Punti elenco L’OECD è la Organization for Economic Cooperation and Development (nota anche come OCSE) e comprende i 30 stati ritenuti più avanzati al mondo, cioè: Australia, Austria, Belgio, Canada, Cile, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Islanda Irlanda, Isarele, Italia, Giappone, Corea, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti, Turchia, Ungheria.


  1. Punti elencoIl PIL è il cosiddetto Prodotto Interno Lordo ed è un indicatore della ricchezza prodotta da un paese.